Associazione Nazionale AlpiniSezione di Vicenza "Monte Pasubio"

Vicenza, M. Berico, 5 maggio 1918 Mons. F. Rodolfi

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Ferdinando Rodolfi

(San Zenone al Po, 7 agosto 1866 – Vicenza, 12 marzo 1943) è stato un vescovo cattolico italiano

Entrò nel seminario vescovile di Pavia a 12 anni e, compiuti gli studi con un anno di anticipo, fu consacrato sacerdote il 2 febbraio 1889 dal vescovo diocesano Agostino Gaetano Riboldi. Già dal 1888 e fino al 1911 insegnò matematica e materie scientifiche nello stesso Seminario. Presso l'Università di Pavia conseguì il diploma per l'insegnamento delle scienze naturali, mentre a Roma conseguì la laurea in filosofia nel luglio 1902 e le laurea in teologia nel 1904. Assistente al soglio pontificio di Pio X, venne nominato vescovo di Vicenza il 14 febbraio 1911 con bolla papale e successivamente consacrato dal vescovo Francesco Ciceri. Fece il solenne ingresso a Vicenza il 23 luglio 1911

Il 5 maggio 1918, benedicendo i gagliardetti offerti dalle Donne Vicentine, ancora una volta incoraggiava i Battaglioni alpini alla difesa della terra, della popolazione e delle chiese. Pochi mesi dopo, il 4 novembre, quando fu firmato l'armistizio, si presentava al balcone della sala Bernarda, nel palazzo comunale, attorniato dalle autorità cittadine, per ricevere l'acclamazione dell'immensa folla stipata in Piazza dei Signori, che celebrava la vittoria dell'Italia."Ringraziamo il Signore! - scrisse in quell'occasione - Le nostre armi hanno ottenuto una splendida vittoria. La guerra è finita e la pace è vicina. Ringraziamo il Signore!". Quale riconoscimento dei suoi alti meriti civili, il 25 febbraio 1920 mons. Rodolfi ricevette dal Governo la Commenda dei santi Maurizio e Lazzaro

Dall’ Altare di Monte Berico la Domenica del 5 maggio 1918 il Vescovo Rodolfi parlava ai Battaglioni Alpini “Vicenza” e “Monte Berico” benedicendo i gagliardetti offerti da Maria Fogazzaro e dalle Donne Vicentine:

“Vicenza – diceva – si volge col cuore ripieno di riconoscenza a voi, prodi figli delle Alpi, che, per due volte, stretti petto a petto con le altre schiere valorose dell’Esercito nostro, l’avete salvata, nel maggio 1916 e nel novembre-dicembre 1917. Muggiva allora cupa la minaccia sui nostri monti e la città trepida guardava a voi, palpitava con voi, sentendo fisso su di sé il cupido sguardo del nemico, che reiterava i suoi colpi per scendere al piano e calpestare le nostre belle e fiorenti contrade. E voi avete eretto dei vostri petti una muraglia insormontabile, che spezzò la furia devastatrice del nemico. Allora vinsero le virtù fiere del vostro eroismo, o Alpini, ed ebbero compimento i nostri voti e le nostre speranze.

“Battaglione “Vicenza”! Battaglione “Monte Berico”! Voi riassumete in questi due vostri nomi indissolubilmente congiunti, nel nome della città e del suo colle sacro, gli ideali di difesa del focolare e dell’altare, pur essi indissolubilmente congiunti.

“Abbiamo ancora negli occhi il dolente spettacolo delle popolazioni sorelle degli Altipiani e delle Valli Vicentine, che a noi vennero in lunga litania , sospinte come mandrie, dalla minaccia nemica, recando negli occhi e nel volto la tristezza di un distacco angoscioso, il duolo delle case abbandonate, dei paesi perduti, dei raccolti distrutti,del diletto suolo natio calpestato dal truce invasore...Asiago in fiamme, Arsiero in rovina, bei paesi della Prealpe vicentina ridotti a cumuli di macerie!... Ah! Forti Alpini nostri, fate voi con il vostro valore che queste tristi scene indimenticabili non si ripetano, che più nessun paese nostro conosca l’ira devastatrice del nemico, che la città resti intatta, che le popolazioni nostre, che le vostre donne, che i vostri bambini vivano tranquilli nelle loro case, nei loro negozi, nel loro lavoro!

“O generosi Alpini, è l’ora del cimento supremo, dell’estrema risoluzione. Popolo e soldati devono resistere, perché il nemico non abbia il sopravvento e nessun altro lembo della terra nostra sia da esso calpestato, ma sia, invece, libera, e presto, la terra nostra che geme sotto straniera dominazione e la popolazione dei nostri monti ritornino a riconsacrare nei ricostruiti focolari la santa pace della famiglia.

“Battaglione “Monte Berico”! Tu rappresenti la difesa delle nostre chiese, dei nostri benedetti altari!

Povere nostre chiese di Asiago, di Gallio, di Arsiero, di Velo, ho dinanzi agli occhi la visione delle vostre devastate rovine! Belle torri campanarie divelte, campane infrante o asportate, sacri arredi dispersi, Crocifissi mutilati! Quel poco che poté esser salvato mi fu portato dalla pietà dei soldati. Sul resto passò la profanazione del nemico, come ai tempi di Babilonia.

“O soldati, fate che mai questa gloriosa Basilica sia toccata da piede nemico; fate che siano salve le belle Chiese che ne ingemmano la sottostante pianura. O forti figli delle Prealpi, difendete la Famiglia e l’Altare, i due più cari poemi dell’umanità! Siate forti e valorosi e portate questi vessilli al trionfo e alla vittoria. Vi assista la benedizione di Dio e la protezione della Vergine; e l’eroismo vostro salvi Vicenza, salvi l’Italia”.

Vicenza, 5 maggio 1918

Mons. Ferdinando Rodolfi